EMERGENZA SOCIAL

Mi chiedo sempre perché chi sta nell’ambito della musica classica non si esprima altro che sui propri traguardi e non intervenga nel dibattito sociale.
Rientriamo da un’estate di conferme della deriva informativa alla quale portano i social sui quali così tanto tempo passiamo ogni giorno. Non basta la tragedia delle notizie stesse, bisogna sopportare anche le migliaia di commenti, giudizi, offese e la tanta ignoranza espressa con rabbia e presunzione da chiunque si trovi a passare per uno dei social di turno, magari tra un torneo di racchettoni e l’altro.
Ciò che manca, a questa piazza che virtuale non è visto che ci si fidanza, si rompono amicizie, si stringono accordi di lavoro, sono voci consapevoli con una formazione strutturata e una crescita individuale fatta di impegno, emozione e sacrifici e che dunque hanno una visuale più ampia di azione critica e possono dare contributi e spunti preziosi.
Come i musicisti.
Mi chiedo sempre perché solo pochissimi professionisti della musica classica condividono la loro opinione su un fatto di cronaca o su un avvenimento che fa discutere, limitandosi per lo più ad una comunicazione social che spazia in una realtà ristretta ed egoriferita, fatta di traguardi, concerti, masterclass, CD e successi interplanetari “di pubblico e critica”.
Abbiamo bisogno di credibilità autorevole sui social, quella di persone abituate a giudicarsi perché ambiscono ad elevarsi e che di conseguenza possono proporre una prospettiva interessante da condividere, fosse anche esprimendo un’opinione che inneschi una discussione serrata e argomentata.
Come i musicisti, ripeto.
Se c’è qualcosa che mi auguro, e lo farò io per prima naturalmente, è di poter leggere sempre più professionisti della musica classica che, insieme alla comprensibile attività autocelebrativa, si calino nell’attualità e trovino il coraggio di mettere il naso fuori per entrare nel dibattito sociale.
Bentornati!
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