SIAE vs META: creare il precedente

SIAE non ha offerto poco né tanto. Siae non può fare un'offerta equa se Meta non fornisce i dati.
Prima di tutto non ha fondamento l’assunto che Siae avrebbe offerto poco. Siae non ha offerto né poco né tanto, semplicemente perché Siae non ha i dati per cristallizzare un’offerta: Meta non glieli ha forniti. Ed è qui che si gioca la partita.
La nuova direttiva europea sul Copyright, una conquista epocale che sposta la responsabilità della pubblicazione dei contenuti finalmente sulle piattaforme e non sugli utenti, parla chiaro: per determinare un’offerta, e di conseguenza, una contro offerta, dunque per iniziare una contrattazione, il player (in questo caso Meta) deve rendere trasparenti le entrate, perché solo questo è il parametro dal quale si parte per capire, dati alla mano, la percentuale di guadagno che deriva dalla musica.
Esempio con numeri a caso: se anche Meta avesse offerto a Siae 10 milioni di euro, ma le entrate generate dal musica fossero di 4 miliardi (e questo non è dato saperlo appunto perché Meta se ne frega della direttiva e non chiarisce i dati), voi capite che si tratterebbe di briciole e sarebbe giusto quindi non cedere.
Anche il discorso che altre collecting europee abbiano invece trovato un accordo e Oddio solo noi in Italia non lo troviamo! anche qui va contestualizzato: vero che Francia, Spagna, Germania hanno trovato un accordo ma in altri momenti, altre situazioni. E, soprattutto, essendoci un accordo di riservatezza tra le trattative singole, nessuno può sapere se poi davvero questi paesi abbiano trovato accordi equi o se abbiamo calato le braghe.
Questa presa di posizione di Siae va sostenuta, perché è una grandissima occasione non solo di difendere la dignità e i diritti della nostra musica e dei nostri artisti, ma anche di creare un precedente che inizi ad arginare questo strapotere e questa arroganza che Meta, offrendo spicci in cambio, ha ormai attuato già da prima ma soprattutto post pandemia.
E senza poi offrire chissà quali benefici in cambio. Perché mentre Spotify, Youtube, Tik Tok sono piattaforme che, per loro struttura, generano fidelizzazione degli utenti avendo algoritmi che agiscono in questo senso e offrendo quindi potenzialmente un grande vantaggio, Meta con Facebook e Instagram è la fiera della caducità.
Ma voi credete davvero che i piccoli e medi artisti abbiano un così grande beneficio economico o di immagine dal passaggio nelle storie per 15 secondi? Chiaro, aiuta, ma non è determinante. Sui social come Facebook e Meta premiano la coerenza della narrazione e il racconto delle storie, non il singolo passaggio musicale perché si inserisce in un calderone tematico immenso che non favorisce appunto la fidelizzazione del pubblico, l’unica e sola condizione per vedere crescere il proprio business, e non solo in ambito musicale.
Dunque, se c’è una cosa che dobbiamo augurarci è che la trattativa in corso sia gestita con il polso fermissimo da Siae, che sia serrata e senza sconti, creando così un precedente importante.
Che fare? Aspettare. Non andate a sostituire audio in maniera compulsiva, perché si può fare una sola volta e si rischia di perdere contenuti in maniera definitiva, Meta non ha i mezzi tecnici per fare una pulizia in linea con la controffensiva che ha messo in atto e sta agendo in maniera scomposta.
Piuttosto approfittate di questo stallo per raccontarvi, farvi conoscere anche al di fuori dalla vostra musica, è questa la strada per farvi promozione in maniera duratura sui social: quando tornerà la musica, il pubblico la amerà, e vi amerà, ancora di più