
Nel 1975, Porsche costruì per Karajan un modello unico: e senza autoradio.
Karajan in macchina l’autoradio non ce la voleva: gli bastava il suono del motore. E che motore.
Nel 1975 Porsche costruì per lui un modello unico: la Porsche 911 (930) Turbo 3.0 con il nome Karajan che dominava il posteriore e la livrea Martini Racing, autorizzata dal produttore del cocktail, la vedete immortalata nel CD dedicato alle Ouverture.
Puntiglioso, meticoloso, alla ricerca della perfezione anche con la sua Porsche che pretese fosse più leggera del modello appena lanciato (doveva pesare meno di 1.000 kg), senza sedile posteriore, senza radio e al posto degli apri porta c’erano delle cinghie in pelle.
Karajan era una leggenda in vita. Chi lo ha conosciuto racconta che intorno a lui c’era un’aura magica e impalpabile. Piccolino di statura, aveva questi occhi azzurri brillanti che teneva chiusi per concentrarsi ed è stato un vero e proprio anticipatore del marketing nella musica classica.
Le sue registrazioni video restano ancora esteticamente uniche, visionarie, realizzate pensando a chi le avrebbe viste e non solo ascoltate: basti pensare alla registrazione del concerto di Tchaikovsky con Alexis Weissenberg, con le riprese dal basso, la scelta di far suonare in playback per allineare gli archi al millimetro facendoli ripetere all’infinito fino a quella che lui riteneva la perfezione.
Se fosse ancora vivo sono certa che sarebbe il pioniere della realtà virtuale applicata ai concerti e alle opere, quella che si profila essere a breve un’altra delle alternative alla fruizione musicale dal vivo: sicuro che ne farebbe la regia, la grafica, il light e stage design e ne capirebbe immediatamente la portata di potenza comunicativa, espressiva e divulgativa.
Comunque, per tornare alla Porsche: se volete diventarne il settimo proprietario, dovete sfoderare lo spirito investigativo perché sembra sia custodita in una collezione privata segreta in Svizzera.
Ah, e vi devono avanzare 3 milioni di euro.
Tiziana 𝕡𝕙𝕠𝕥𝕠 𝕔𝕣𝕖𝕕𝕚𝕥 ℙ𝕠𝕣𝕤𝕔𝕙𝕖