
Visto che è estate e abbiamo molto più tempo a disposizione e visto anche che la nuova stretta sulle regole del distanziamento ha frenato il presunto ritorno alla normalità, si staglia chiara una seconda opportunità, oppure una prima se durante i mesi scorsi non l’avevamo fatto, di provare ad interpretare e dare una nuova versione al nostro lavoro.
Quella del musicista è una professione molto complessa, sia per impegno e studio che per approccio sensibile, la passione gioca brutti scherzi a volte e ci mette spesso in condizione di essere dipendenti dalle pulsioni e di non concepire altra forma se non quella in cui l’anima vibra. E quando si parla di arte, e di musica in questo caso, l’anima è la protagonista principale, c’è poco da fare.
Ma proviamo un attimo non dico a metterla da parte ma a custodirla: quante altre opportunità quando si suona uno strumento e si è freelance ci sono per monetizzare la propria passione? Eh sì, monetizzare: non è una parolaccia eh, vuol dire essere talmente fortunati da poter vivere di ciò che si ama e questo l’80% delle persone che lavorano, vi assicuro, non ce l’ha.
Quindi, coscienti di aver vinto una bella lotteria esistenziale, iniziamo a pensare:
CONCERTI
Certo, la prima risorsa, tutti vorrebbero fare concerti. I musicisti sono nati per questo, suonare: e si dannano per trovare quanti più concerti possibile. Pagati molto, pagati male, pagati tardi, pagati mai, la tentazione di dire sempre sì a qualsiasi proposta è sempre in agguato e posso capirla molto bene. Il palco, la prova generale, l’emozione, l’applauso, il pubblico che ti viene e stringere la mano, gli autografi, la cena per scaricare l’adrenalina dopo. Un musicista trova sul palco il suo scopo principe, il suo habitat. Allora però visto che non è facile riuscire ad avere un’attività concertistica cadenzata, provate a pensare ad altre combinazioni, strumenti distanti per timbro, emissione, storia, repertorio che insieme costruiscano un cammino musicale, magari con un programma che si rivolga alla quotidianità, all’attualità: un real time concert, con trascrizioni, arrangiamenti, miscele di compositori azzardati, connubi coraggiosi. Leggete, ascoltate, pensate a qualcosa di molto raro e che abbia un messaggio anche sociale o etico: possono venire fuori belle sorprese e una declinazione di stile che vi contraddistingue, unica come voi.
LEZIONI
Dare lezioni di strumento a casa ha un sapore antico. Io mi ricordo bene da bambina quando andavo dal Maestro: entrare, salutare, un bicchiere d’acqua, i salotti che avevano tutti un’acustica pessima e poi come uscivo sollevata se era andata bene e mortificata se avevo fatto un casino. Basta avere un blocchetto per le ricevute e si può costruire un mondo: lezioni singole, ma anche di gruppo, perché no. Magari una volta al mese tutti gli allievi insieme per un pomeriggio di musica, confronto, una merenda casalinga: si crea un’esperienza che diventerà preziosa per i ragazzi e per voi. Non c’è bisogno necessariamente di avere allievi che fanno i capricci di Paganini su una gamba sola o essere insegnanti che snocciolano Ysaye o Ernst: basta essere appassionati. Magari dare un tema: Mozart, Haydn, il 900. Esecuzione e discussione, anche online perché no se la situazione lo richiede. Insomma: insegnare a casa e da casa è recupero di umanità e dimensione, e i ragazzi ne hanno fame.
MASTERCLASS
Sapersi destreggiare tra le masterclass è cosa per pochi. Vedo artisti che fanno 5, 6 masterclass in due mesi in estate e questo è il modo peggiore perché ci si inflaziona.
Certo, per artisti che sono già in carriera avanzata, il problema si pone in forma lieve.
Ma per chi sta costruendo o comunque vuole crescere, la masterclass resta una fonte di reddito importante, e deve essere costruita bene. Non perdersi in corsi e corsetti, scegliere 1, massimo 2 occasioni in cui far confluire gli allievi. Magari già usando le proprie pagine social ufficiali per dare consigli, affrontare passi del repertorio, spiegare come si studia: questo serve a farsi conoscere e a far decidere un ragazzo, che sui social ci sta e apprende anche, di venire a studiare con voi e di scoprirvi se ancora non siete conosciutissimi o se non siete mai riusciti ad avere l’opportunità di fare una masterclass. Anche qui: create voi uno schema da presentare al festival o all’istituzione e proponetevi ma perché no? Può essere un focus su un artista, un concerto finale insegnanti/allievi, l’apertura agli uditori e un meeting di fine corso con tutti: creatività, fantasia e spavalderia. Nessuno può farlo meglio di voi, ripetetevelo come un mantra.
CONSULENZE MUSICALI PER AMATORI
Come consulenze? La Tentoni è pazza. No, no: consulenze musicali per amatori.
Ci sono milioni di appassionati di musica che morirebbero per potersi confrontare seriamente con chi suona uno strumento, capire meglio un brano, ascoltarne una semplice analisi al pianoforte magari e migliaia di amatori che vorrebbero imparare a suonare uno strumento, anche solo per suonarlo di fronte agli amici o magari per entrare in una orchestra amatoriale. Certo, se è un amico o una persona simpatica lo si può fare gratis, questo vale per ogni professione: un medico, un avvocato, un commercialista, un consiglio non si nega a nessuno. Ma creare un percorso musicale con un appassionato è un lavoro impegnativo e, se fatto bene, sarà un piacere per l’interessato pagare per arricchirsi interiormente.
EVENTI PRIVATI
Ecco, questo è un ambito che secondo me andrebbe preso molto più sul serio come fonte di reddito. E non relegarlo a marchetta, come spesso viene fatto.
Suonare ad un matrimonio, a una festa, a un ricevimento non è cosa da tutti perché ci vuole molta capacità di adattarsi e sicurezza in se stessi.
Certo che non fa piacere se mentre suoniamo gli altri mangiano: ma se è pagato molto bene e se comunque c’è educazione negli invitati, io non vedo dove stia il problema. È una delle possibilità di lavoro: dice Ma mi sento frustrato. E come si sente secondo voi un avvocato che fa la fila in cancelleria, un commercialista che smadonna sui cambiamenti di presentazione delle dichiarazioni dei redditi o un agente mentre spunta la lista dei musicisti che hanno fatto il visto per il tour? Frustrato. Ma fa parte del lavoro, è una delle carte del mazzo di questa professione meravigliosa e comunque una delle possibilità di entrata.
Poi, se si ha grande intraprendenza si possono fare dei business favolosi, specializzarsi proprio in questo: creando un brand, mirando proprio a quel mercato. E, anche qui: altro spazio.
Insomma, non si fa il musicista. Si è, un musicista.
Ed è una professione che non ha ancora espresso il massimo potenziale: per farlo, bisogna staccarsi dall’idea che solo coi concerti si guadagni.
Guardatevi intorno, osservate, scrivete, pensate, create.
E non abbiate mai paura a chiarire il vostro compenso per ogni attività che svolgete per altri grazie ai titoli di studio e all’esperienza che avete: se vi diranno che non credevano di dover pagare un musicista, sono loro a doversi vergognare, non voi.
© Tiziana Tentoni, 16 agosto 2020