Creare l’esigenza

Se c’è una cosa in cui non ho mai creduto, sono le indagini di mercato. Che detta così suona impersonale, commerciale ma in realtà le indagini di mercato non sono altro che scoprire e capire perché una cosa piaccia agli altri. Ci basiamo quindi su quello che già c’è ed iniziamo a sbirciare e spiare quello che fanno gli altri: ok, trovato, funziona il concerto con le immagini. E giù concerti con proiezioni, schermi giganti, con tanto di spiegazione sul programma di sala o sul sito: la musica e le immagini, come concetto nuovo, innovativo, una frontiera del futuro.

Ma quale nuovo, ma quale futuro: già solo che lo fa qualcun altro, siamo già nel passato e nel trito e ritrito. E proprio, ad esempio, su musica e immagine, ormai non se ne può più, ci manca solo che durante il concerto vada in loop il filmino della comunione e del matrimonio e poi abbiamo già visto tutto. E ci siamo già annoiati, tra l’altro, di tutto.

La verità, almeno la mia, è che non c’è indagine di mercato o esempio su cui basarsi.
Come diceva Santo Steve Jobs da Cupertino: l’esigenza non si copia, si crea.
Certo, serve istinto, percezione, coraggio, una buona dose anche di competenza e tanta creatività: ma vi svelo un particolare.

Le cose si definiscono Nuove, perché fino al giorno prima non esistevano. Quindi, ad esempio, perché li odio in quanto inflazionati: musica e immagini ormai è un format che sta nella preistoria, non c’è nulla di nuovo nel proporlo. Anzi, proprio il fatto che sia spacciato come qualcosa di mai visto, mi innervosisce.

Per creare quell’elemento che desti interesse e curiosità, bisogna attingere al non detto, al non fatto. Almeno non nel modo in cui lo proponiamo noi. Allora sì che davvero si crea lo spazio, si caratterizza la proposta e si fa centro.

Uscire dalla famosa zona confort ed osare è l’unica strada che, con il tempo e lavoro, ci farà trovare una cosa a cui nessuno aveva pensato e che, fatalmente, era sotto i nostro occhi da tempo.

Cercate nel quotidiano, nelle azioni che facciamo in automatico, nell’emozione sopita dalla consuetudine, in quella dote che tutti ci riconoscono tranne, forse, noi. E, trovata, pensiamo a come comunicarla: se è importante, dobbiamo trovare le parole e i mezzi giusti, studiare, informarsi, approfondire.

Non vorrei deludervi ma noi, nella musica, siamo ancora tanto distanti dalla messa a regime, come dire, da uno stato di normalità professionale post covid: quindi c’è tempo, prezioso, per dedicarsi a scovare proprio quel progetto che è lì da tempo, magari mai detto, per pudore, per timore del giudizio.

C’è un grande assioma quando si tratta di iniziare una strada nuova, non battuta, un’incognita di cui non abbiamo alcuna certezza. Dobbiamo pensare che abbiamo la possibilità di riuscire solo facendo un’unica, preziosa ed inestimabile azione: provare.

© Tiziana Tentoni, 29 agosto 2020