
Per riuscire a comprendere quello che provano i musicisti privati del palco, dovete fare un sforzo di tornare a quando vi siete trovati a sostenere un esame, o una gara sportiva. Quello che succede nel fisico, forse ancora prima che nell’anima, è che la percezione del nostro corpo cambia perché la chimica cambia. E di chimica noi siamo fatti.
La sensazione di esaltazione che avete provato subito dopo e l’impulso incontrollabile di sfogare l’energia che avevate dentro, ecco quella si chiama adrenalina: ed è la materia di cui sono fatti i musicisti e, in generale, chiunque si giochi le situazioni sul filo del “buona la prima”. Adesso, immaginate che ogni vostro risultato professionale sia scandito dal pensiero che deve andare bene nel momento in cui lo fate, che non ci siano appelli e che quella è la cifra della determinazione di un successo o di una sconfitta.
Immaginato? Lo sentite, lo ascoltate? Ecco allora forse, ora, potete vivere sulla vostra pelle la sensazione che prova un musicista quando sale sul palco e il filo teso che lo lega a quando ci salirà di nuovo.
L’attività concertistica è faticosamente ricominciata, l’immobilismo vacilla e un accenno di concerti dal vivo fa capolino quasi giustificandosi, permettendo a poche persone di accedere alla sala, alla platea, allo spazio destinato al pubblico, rispetto a quelle che il buon senso prevederebbe: un trattamento inspiegabilmente differente tra le manifestazioni, lo sport, gli assembramenti ai quali tutti partecipiamo ogni giorno. Dimenticando che, assistere ad un concerto dal vivo, è un’esigenza vitale per moltissime persone.
Ed ogni giorno ci chiediamo: allora perché i concerti no? Allora perché le grandi location all’aperto, l’Arena, il Circo Massimo, devono sottostare a regole ingiustificabili, punitive, perché?
Non c’è risposta se non accettazione. Non c’è rivolta se non quella di tenere da cura l’energia ed aspettare. Aspettare che potremo di nuovo dire, e fare, la nostra. Aspettare che di nuovo sarete, e vi invidio, su un palco, a guardare migliaia di persone negli occhi che non vedevano l’ora di incrociare i vostri sguardi.
Aspettare, e nel frattempo costruire. Guardare, pensare, studiare.
I musicisti hanno una marcia in più degli altri: trovano dentro se stessi il principio e la fine. E sanno che il senso della vita è ricominciare, sempre, ogni giorno, ogni minuto.
Ricominciare è vita: e la musica è ciò che più si avvicina ad un inizio sempre nuovo.
Siate pronti, lavorate sulla crescita ogni giorno: solo così riconoscerete subito la vostra rinascita, e solo così vi renderete conto di quanto l’interpretazione del cambiamento, ed il suo potenziamento, siano parte del ricamo prezioso di cui è composta la vostra anima.
© Tiziana Tentoni | 21 luglio 2020