Vola Maestro.

Ho pensato che Daniel Harding fosse un cazzo di genio sin dalla prima volta che l’ho incontrato 10 anni fa.

Ero in Scala in quel periodo e lui venne a dirigere Cavalleria e Pagliacci: Cavalleria e Pagliacci, al Teatro alla Scala. Chiunque sarebbe arrivato strisciando sulle ginocchia, guardandosi intorno in cerca di pacche sulle spalle: Mascagni e Leoncavallo nella Chiesa della lirica mondiale. Lui no. Aveva le sue idee, la sua interpretazione, la sua logica. Un inglese al cospetto dell’orchestra più rispettata al mondo in fatto di lirica che appena arrivato puntualizzò: Lo so che siete La Scala, ma dovete fare come dico io.

Daniel Harding a giugno lascerà temporaneamente la direzione d’orchestra per dedicarsi alla sua altra grande passione: quella che, dice lui, gli permette di applicare e sviluppare il suo lato razionale, quella che non lo rende necessariamente dipendente della sua emozione. Diventerà un pilota dell’ Air France, volerà come ha sempre sognato fin da bambino.

E questo lo rende, ai miei occhi, ancora più un genio.
Siamo abituati a considerare questa parola con il significato di chi eccelle in ciò che fa: ebbene, secondo me, è un genio chi eccelle in ciò che è. Qualunque cosa faccia.

Tiziana, 22 gennaio 2020