Che storia è Ezio.

Oh finalmente sono riuscita a guardare Che storia è la Musica condotta da Ezio Bosso con la direzione artistica di Angelo Bozzolini e capisco perché tutto sto livore sui social:

– troppo intelligente permeare la musica classica di risvolti emozionali e sociali come la paura, la famiglia, il terremoto interiore. Che c’entra? La musica classica deve essere confinata nei salotti annoiati di chi la sfrutta per elevarsi intellettualmente pur non capendoci un cazzo: ma vuoi mettere il figurone con gli ospiti? Lontana, la musica classica deve essere lontana, noiosa, annoiata, polverosa, fuori contesto. Sennò come facciamo a dire che sta morendo. Dai su non si fa così.

– troppo democratico piazzare l’orchestra in platea, far intuire che sia parte dell’evento inteso come manifestazione, come catarsi della collettività e partecipazione comune. Questa semmai potete scrivermi su Messenger e ve la spiego.

– troppo rispettoso presentare i musicisti con nome e cognome, elogiarli: ma no, il musicista deve essere ignorato, cosa conta. E poi così c’è il rischio che quasi un milione di persone che hanno guardato il programma possano aver capito che esiste la viola o il fagotto, mi sembra davvero provocatoria come cosa.

– troppo lucida l’interpretazione di Ezio Bosso: ora io dico, fai la Patetica e ti permetti di tirare in ballo l’empatia, non ti metti a piangere a dirotto mentre la dirigi, mi mantieni una lettura verticale, essenziale, coincidente, potente. Però anche tu Ezio.

– troppo facile portare in prima serata l’Ouverture del Don Giovanni o l’Ave Verum, troppo facile parlare di Rondò Sonata, di Scherzo, Minuetto e avere il coraggio di accostarlo al funky. Sarebbero capaci tutti ennamo.

Ezio Bosso è un uomo, un musicista di intelligenza rara e di sensibilità unica che riesce a far sorridere, ad emozionare, a far parlare di sé e dei suoi musicisti, a registrare sold out con Beethoven, Mozart e Tchaikovsky: semplicemente perché quello che lui fa coincide con quello che lui prova, con quello che lui è.

Imperdonabile, vero?

Tiziana, 30 dicembre 2019