Mi vendo

Se c’è una parola che sembra completamente in antitesi con la musica classica, questa parola è:
VENDITA (sobbalzo).

Ogni volta che parlo con un artista e la formulo, sento sempre la necessità di giustificarmi: Cioè, io uso vendita ovviamente ma sono stata anche io violinista, senza offesa. La maggior parte delle volte vengo tranquillizzata: Ma sì, certo, capisco benissimo, hai ragione: vendita!
Altre vedo negli occhi dell’interlocutore scetticismo, misto ad offesa, misto a stupore, misto a ora me parte de capoccia e devo quindi ovviamente approfondire il discorso ed è mio dovere, visto che sto parlando con una persona che, della musica, fa la sua compagna di vita, far capire esattamente perché è davvero importante che questa parola (attenti) VENDITA non faccia più timore, diventarne amici.

Quando chiamo un direttore artistico è per (in campana) VENDERE. Un modo di suonare, una prassi esecutiva unica, una strabiliante tecnica virtuosistica, una vittoria di un concorso internazionale, un’interpretazione emozionante: ossia (abbassa la testa!) VENDO un artista.

Ancora vivi? No perché lo scriverò ancora eh, avverto.

Per (occhio) VENDERE un artista è ovviamente necessario il mio impegno, la mia forza di convincere l’altro, tutti i sorrisi più smaglianti, le relazioni giuste e ben coltivate e le motivazioni più sensate e argomentate ma , fondamentalmente, la regola principale della (arriva da destra) VENDITA, è che l’artista sappia come gestire o farsi gestire il suo marketing (questa ultima che finisce per -ing l’ho messa minuscola così passa inosservata perché per qualcuno è tostissima).

Cioè: se una cosa non è in vetrina, come faccio a sapere che quel negozio la vende? (No questa volta era riferito a cosa, minuscolo, tutto sotto controllo). E non è bello che si decida di comprare una cosa perché da soli si pensa che brilli di luce propria, perché proprio non se ne può fare a meno, perché è preziosa, emozionante e ci rende felici e non perché qualcuno ci si mette alle costole per convincerci che quella cosa è preziosa, emozionante e potrà renderci felici?

Io credo che i social media siano davvero una grande opportunità di svincolarci dalla dipendenza degli altri nella propria professione. Sono pochi i passi da fare per avere una giusta strategia di marketBIIIP ma ognuno deve essere ponderato bene: e soprattutto prima analizzando davvero se stessi, pragmaticamente ed emozionalmente, e poi mettendosi in vetrina per (arieccolo) VENDERSI.
Fieri ed orgogliosi, noncuranti delle critiche: testa alta e pedalare.

Ma poi, del resto, non cerchiamo tutti di vendere un pezzetto di noi stessi sempre ed ogni volta che scriviamo un post? (fregati, non ve ne siete accorti, nooo fregati, punto).

Tiziana, 11 novembre 2019