
Stasera avevo un concerto di uno dei miei artisti: la chiesa di Sant’Agnese in Agone, Roma in grande spolvero, una bella serata estiva e poi le solite cose, strette di mano, assicurarsi che mia madre fosse seduta in un buon posto, le verifiche organizzative, qualche foto e poi i saluti finali, a cena con due mie collaboratrici, si parla di lavoro, qualche minchiata e mi incammino verso la macchina.
Sola, tra le vie intorno a Piazza Navona, inizio a pensare mentre disperatamente tento di non farmi partire un menisco con i tacchi che si incastrano tra i sanpietrini. Arrivo in macchina, accendo e parto. L’Iphone si collega al Bluetooth e come sempre mi chiedo che ascolterò stasera, ho delle playlist che spaziano molto coerentemente da Mahler a Benji e Fede, passando per acid jazz, Domenico Modugno e Keith Jarrett.
Purtroppo invece, parte l’Adagio della K 332 per pianoforte di Mozart.
Da quando sono passata dall’altra parte del palco, ho consciamente messo in atto una difesa dalla musica: sì perché la musica è stronza, ma stronza forte.
Ti prende alle spalle e non fai in tempo a spostarti che ti ha steso per terra: almeno prima, quando potevo suonare, la combattevo, la affrontavo, avevo tutti i mezzi per renderla concreta, per sporcarla della mia imperfezione, per usarla e metterla da una parte, sapendo che, la mattina dopo, l’avrei ritrovata.
Ma ora, ora vince sempre lei. E’ lontana e immacolata, di una perfezione dolorosa, lenta, così alta e irraggiungibile da diventare un pugno nello stomaco.
Voi che potete, cercatela, sempre. Cercatela in come suonate ma cercatela sempre e soprattutto in chi siete, non lasciatevi limitare solo da una questione strumentale, sognatela, pensatela, allontanatela e riabbracciatela quando e come vi pare.
Se saprete tenerla ad una giusta distanza, riuscirete a vederla da una prospettiva unica, un dono che scorgerete in ogni angolo, un regalo che la vita vi ha concesso e che sarà sempre parte di voi, qualunque cosa farete.
Anche tornare a casa, in una notte di stelle d’estate.
Roma, 25 giugno 2019
© Tiziana Tentoni