Il management della musica nei Conservatori

Introdurre il management della musica come materia di studio nei Conservatori, è la chiave per aumentare le opportunità di lavoro ai musicisti.

Decidere di far studiare uno strumento ai propri figli è una scelta molto complessa, lo era 30 anni fa e continua ad esserlo adesso, e a maggior ragione visto che la percezione che le opportunità lavorative si stiano riducendo è dilagante.

Si tratta però, in realtà, di un problema che si potrebbe affrontare se la lettura non fosse offuscata dalla nebbia del sistema educativo musicale italiano, vecchio e acciaccato, che considera solo la strada del concertismo come percorribile, mentre le competenze che acquisisce una ragazza studiando uno strumento musicale sono incredibilmente ampie.

Attitudine alla responsabilità, capacità di concentrazione, metodo di studio, controllo delle emozioni, con la musica da camera e la pratica orchestrale la capacità di dialogare con l’altro: se tutto ciò lo trasliamo in altre professioni, capite bene che si tratta di doti preziose e che mettono in condizioni un ragazzo che ha studiato musica con serietà di riuscire ad inserirsi in qualsiasi altro campo lavorativo.

Il corto circuito, dicevo appunto prima, sta nel sistema e nella pressoché totale mancanza di integrazioni di corsi di studio se non quelli legati allo strumento. Ma soprattutto nella grave assenza di percorsi successivi di stage o lavorativi all’interno delle istituzioni musicali. Nulla c’entrano gli insegnanti o la dirigenza: qui si tratta di scardinare quasi un centinaio d’anni di programmi di studio.

Quanto vogliamo aspettare ancora?

Materie come management della musica, legislazione dello spettacolo, sviluppo delle risorse digitali, ma anche segretariato artistico, come si gestisce un evento: tutte queste sono risorse che permetterebbero non solo di offrire anche altre alternative di occupazione alle musiciste ma anche di formare una classe dirigente e dei team di istituzioni, festival, associazione concertistiche competenti e perfettamente in grado di comprendere anche le esigenze specifiche della musica e degli artisti.

Perché chi sa cosa voglia dire salire su un palco, emozionarsi mentre si suona, far parte di un’orchestra, eseguire un quartetto di Beethoven ha un valore aggiunto unico: e questo valore, sommato alle competenze di management specifiche, che sono determinati naturalmente, concorrerebbe a formare figure professionali complete, in grado non solo di gestire ma anche di creare iniziative e far nascere esigenze nuove in perfetto equilibrio tra musica e business.

Allora sì che per un ragazzo studiare uno strumento diventerebbe un’opportunità esponenziale di fare della musica la propria professione: e non solo sul palcoscenico.