Rivoluzione digitale e musica classica

1. IMMAGINE

La vostra musica passa prima dall’immagine che offrite di voi stessi e dopo dall’esecuzione. Esagerato? No, è così e vi spiego perché. C’erano una volte le agenzie vecchio stampo, gli impresari, non esisteva internet, o era poco sviluppato, e loro erano i veicoli con i direttori artistici, cercavano, andavano ad ascoltare, conoscevano i talenti e, forti della loro credibilità, li presentavano ai direttori artistici. Ora, i direttori artistici, trovano da soli gli artisti da invitare in stagione nel modo più normale possibile: ricercando sul web. Siti, social, YouTube, non c’è più bisogno che qualcuno faccia il lavoro per loro: al 90% lo fanno da soli, e poi chiamano eventualmente l’agente indicato sul sito per le questioni organizzative e contrattuali oppure contattano direttamente l’artista. E, visto che andando su un sito web, la prima cosa che si trovano davanti è una foto, quella foto deve avere una fattura professionale e deve essere concepita per emozionare. Così, la leva dell’emozione visuale, favorirà la curiosità di ascoltare e valutare. Ecco perché se la foto è brutta, trascurata, amatoriale, la percentuale che si ascolti come l’artista suona cala vertiginosamente. Quindi, al bando le foto in bianco e nero con lo strumento colorato che saprebbe fare anche un bambino di 8 anni o il primo piano con l’occhio pallato e l’espressione imbarazzata: immaginate e pensate alla migliore immagine che volete dare di voi stessi e chiamate un professionista, altra strada non c’è.

2. SITO WEB

La struttura snella e fluida, i minimi parametri di SEO rispettati, un tono di voce empatico, la schematizzazione e l’accorpamento di argomenti in poche voci di menu: tutti elementi da tenere presente. Ma, anche qui, non fatevi realizzare un sito dal cugino di vostro cugino che con 100 euro e una pacca sulle spalle ve lo costruisce: le cose che costano poco, nel digitale, valgono anche poco. Con il risultato che, chi guarda il vostro sito e si rende conto che è misero tecnicamente ed improvvisato graficamente, penserà che se vale poco è perché tutto sommato pure voi non avete sto gran valore. Cercate tra i tanti bravi professionisti di siti web che ci sono in circolazione e che facilmente trovate con una semplice ricerca Google, chiedete un confronto verbale e raccontate di cosa avete bisogno facendovi mandare un preventivo, poi con calma valutate il da farsi, anche chiedendo altri confronti successivi. Ma non dimenticate di essere artisti, ed avete per questo motivo bisogno di professionisti che non siano solo abili nella tecnica di programmazione, ma che sappiano di musica classica, ne conoscano le pieghe, codifichino la sensibilità ed abbiano reti di contatto nelle istituzioni: solo professionisti con queste caratteristiche sapranno considerare le vostre esigenze e riusciranno a sposarle con quelle degli interlocutori ai quali vi rivolgete. Perché conoscono le necessità di entrambi i fronti, il valore aggiunto è quello.

3. SOCIAL MEDIA

Il grande dibattito: odiati, amati, inflazionati, trascurati, quante considerazioni si possono fare, 1000 e più. Ma una e solo una cosa è ormai assodata: senza i social, chi vuole guadagnare facendo musica, ossia un professionista, non può stare. Sono un mezzo preziosissimo per creare engagement (coinvolgimento), aumentare la reach (ampliare il pubblico) ed affinare la reputation (la qualità della presenza su web). Sono un mezzo, non un fine, il ponte tra voi e il vostro sito web. E, essendo un mezzo solo apparentemente semplice ma in realtà estremamente complesso, anche la gestione deve essere ben organizzata: una programmazione dei contenuti che preveda non solo l’annuncio del concerto (l’argomento che, vi svelo e so che ne sarete delusi, interessa in assoluto di meno) ma anche le vostre opinioni sulle problematiche del settore ad esempio, o come trascorrete il tempo libero e quale passione avete oltre la musica classica, gli approfondimenti sui compositori che eseguite, i consigli su come studiare il passaggio di un brano particolare, la creazione di rubriche video magari, che creino un legame ed una fidelizzazione del vostro pubblico. Tutto ciò che siete insomma, come ho scritto tante volte, e non solo ciò che fate. Questo porterà con il tempo e la costanza a vedere la vostra fan base (numero di fan che vi seguono) ad interagire sempre di più con voi ed è questo che conta: non importa avere 10.000 followers se poi avete 7 like su un post e 0 commenti. Perché se è così allora sono due le cose: o avete comprato i followers e Facebook a questo reagisce male e vi toglie visibilità ai post; oppure gestite malissimo la pagina professionale (perché l’account personale non vale nulla, lì è facile avere interazioni, è la pagina professionale che conta) pubblicando poco e male. E sapete cosa succede? Che perdete credibilità e nessuno sarà incuriosito dall’andare sul vostro sito, un’occasione persa che si rifletterà indirettamente anche sulla vostra attività artistica.

4. VIDEO

Ora vi dirò una cosa tremenda e mi odierete: la vostra meravigliosa ripresa del concerto di 2 ore e mezzo non la ascolterà mai nessuno, né un direttore artistico, né un agente, né un promotore, nessuno, neanche i vostri familiari anche se giureranno il contrario. E non perché non siate bravi, macché: solo perché non c’è tempo, non abbiamo tempo, nessuno di noi.Un clip deve durare ma proprio al massimo 3 minuti ed è già tantissimo, pensate a quanti video guardate fino in fondo: e non barate, non li guardate su, un minutino scarso quando va bene, a meno che non sia qualcosa di archivio preziosissimo. Allora che fare? Si chiama showreel ed è una presentazione di voi stessi che funga da stretta di mano: ecco io sono questo, non mi dilungo troppo, se poi ne vuoi sapere di più vai sul mio sito, in sintesi. E guardate che io sul sito di artisti che fanno bene davvero un miniclip di un minuto, ci vado eccome, con entusiasmo e curiosità. Attenzione però: tante app di video facili, incredibilmente user friendly, che danno anche risultati simpatici. Ma se dovete racchiudere chi siete, cosa fate e perché lo fate, cioè la vostra vita artistica in 2 minuti, vi serve qualcuno che i clip li faccia di mestiere, che studi con voi una linea, costruisca uno storytelling accattivante ed efficace. Pensate sempre a quanto credete in ciò che fate e quanto vi è costato arrivarci. E fate le proporzioni con il grado di professionalità e competenza che deve possedere chi si occuperà di raccontarvi: la risposta vi apparirà più che chiara in meno di un attimo.

5. INSEGNAMENTO

Insegnare a suonare uno strumento è qualcosa che si può soltanto fare di persona, non a caso tutti abbiamo auspicato la riapertura delle scuole perché sappiamo che imparare non è solo dire le cose ma è anche soprattutto viverle: ed in questo la scuola, qualsiasi scuola, è apprendimento certo, ma anche prezioso confronto sociale e relazionale. L’insegnamento online è un validissimo sostituto in caso di necessità: ma bisogna stare in aula per insegnare davvero, ed è lì che bisogna puntare a ritornare con tutte le precauzioni del caso. Quindi, al bando queste piattaforme inganno che ti dicono: eh ma come lo senti qui il suono mica puoi con Zoom e Meet. È uguale, non buttate soldi, va benissimo anche Skype, e per un motivo: solo il suono ascoltato e percepito dal vivo è il vero suono, quello sul quale si può costruire la crescita. Un professionista, un docente competente, sa intuire quale è il problema nel suono di un allievo anche al telefono con le interferenze gracchianti dei radioamatori di Roncobilaccio: quindi che la piattaforma farlocca di turno mi proponga abbonamenti solo per sentire un po’ meglio il suono, è un raggiro. Statene alla larga, non dategli manco un euro e insultateli da parte mia. 😉

© Tiziana Tentoni | 6 Settembre 2020