
Il fatto che la New York Philharmonic abbia deciso di chiudere i battenti fino almeno al 5 gennaio 2021, è uno di quei capestri che ti cadono in testa senza neanche fare rumore, sbam, craniata allo spigolo e via andare.
E non è che si possa fare davvero finta di niente perché il
– Che ce ne frega a noi, gli america’ facessero un po’ quello che vogliono, noi siamo l’Italia – è un assunto che vale un po’ fino a un certo punto (notare la rima, e gratis).
Non è tanto il fatto che chiudano, magari anche per approfittare della stasi per anticipare il rifacimento della sala previsto per il maggio 2022 e comunque garantendo il 75 % dello stipendio ai propri dipendenti: ma il Perché, come si legge sul The New York Times.
Il mega direttore, CEO, della NYPhil Deborah Borda, una con cui mi sono scritta una mail una volta e quando mi ha risposto ha tremato la scrivania, dichiara, attenti: La nostra priorità è la salute e la sicurezza del nostro pubblico, dei musicisti e degli impiegati.
Tema:
Parlaci della salute e della sicurezza del pubblico degli spettacoli di musica classica.
Svolgimento:
L’80% dei presenti in sala ha un’età dai 60 anni in su.
Fine.
Cioè, come ce lo faccio tornare il pubblico in sala visto che la maggior parte ha un’età considerata a rischio e vista anche la difficoltà a riprendere le abitudini pre-covid, un po’ per timore, un po’ per un nuovo assetto di vita quotidiana tutto sommato non male? Come riuscire a motivare uno spettatore a desiderare di uscire di casa per andare a sedersi in una platea semivuota, con la mascherina sul volto, ad ascoltare un’orchestra che suona distanziata, quando il messaggio principe della musica è proprio l’unione, la corrispondenza, la sovrapposizione e la vicinanza? Una tristezza sconfinata, diciamocelo.
Ebbene (Ebbene, lo amo) si può: c’è una figura professionale che in sé ha varie skill, dal marketing, al social media management, al content marketing e che lavora proprio sullo studio dello sviluppo del pubblico. Si chiama, in inglese, Audience Development Specialist; in italiano la chiameremo ComeHaiDetto, perché è una figura che non esiste.
Questa figura professionale studia gli asset di crisi, come quello in cui viviamo, ne determina le caratteristiche, e lavora sulla comunicazione, sul sollecitare, anche attraverso figure esterne alla musica classica, la partecipazione attiva e coinvolgente del pubblico, motivandolo e offrendo punti di vista differenti attraverso i canali media e web.
Dice: e quindi?
Niente, così.
© Tiziana Tentoni
Roma, 10 giugno 2020