Me ne inFISchio

Perché i teatri non riaprono la produzione?

Chiunque di noi, almeno chi è direttamente coinvolto nello spettacolo dal vivo, si sarà chiesto come mai le Fondazioni Lirico-Sinfoniche o comunque le Istituzioni Concertistiche che hanno percepito soldi dal FUS-Fondo Unico dello Spettacolo, tante, non ricomincino a produrre e quindi a pagare i propri dipendenti.

Partiamo dal primo Decreto Cura Italia che prevedeva 9 settimane di Cassa Integrazione (FIS-Fondo Integrazione Salariale) secondo due scaglioni: sopra uno stipendio di € 2.500 euro si percepisce € 1.100, sotto uno stipendio di € 2,500 si percepisce € 900. Alcuni Enti hanno integrato questa formula di ammortizzatore sociale con delle disposizioni contrattuali ossia, in pratica: io ti cedo le mie facoltà future (ferie, etc) per infoltire il mio stipendio e quindi avvicinarmi alla mia entrata mensile usuale, visto che comunque ho da pagare mutuo, bollette, cazzi e mazzi.
Ossia: presto a me stesso tot di giornate ora e non le percepirò in futuro. Chiaro?
Nessuno mi sta regalando niente, ma io decido che invece che usufruire di queste giornate tra 2 anni, me le prendo ora.

Poi esce il secondo Cura Italia e si scopre che queste settimane, invece che 9, sono 18, cioè favoloso, no?
No.
Perché in realtà, se le prime 9 settimane non le consumo entro il 30 di agosto, dopo non ne avrò più diritto. Cioè, se io Teatro/Istituzione ricomincio a produrre e quindi non usufruisco delle prime 9 settimane di FIS concesse entro il 30 agosto, dopo non posso più usufruirne, quindi: o ricomincio a pagare i miei dipendenti, usando i soldi del FUS che mi sono stati erogati – perché i soldi del FUS sono stati erogati – o i miei dipendenti restano senza stipendio.

Riflessione.
Non credo quindi ci sia più bisogno di chiedersi perché la produzione non ricominci: sfrutto l’INPS per pagare i miei dipendenti, così i soldi del FUS me li metto al pizzo e risano le casse che ho sperperato senza alcuna strategia, senza alcuna visione e conferendo stipendi a 6 cifre in lungo e largo. E la produzione la blocco, visto che tra l’altro – caso strano – non ho neanche ancora codificate dal Ministero le regole di sicurezza da adottare negli eventi dal vivo, e quindi come faccio (mannaggia) a prendermi la responsabilità in prima persona?

Parliamoci chiaro: nell’ultimo decennio, la stragrande maggioranza delle Istituzioni che hanno percepito i fondi del FUS li ha buttati e sperperati nel nulla, tanto che sono tantissimi i Teatri che, negli ultimi 10 anni, si sono ritrovati a dover commissariare per deficit di bilancio. Ora, questi soldi che continuano ad essere percepiti, stanno andando non ad essere investiti per la produzione ma ad essere impiegati per salvare le casse.

Piccolo particolare però: SENZA PRODURRE e pagando i propri dipendenti COSTRETTI A CASA con i soldi dell’Inps, non con i soldi del FUS regolarmente percepiti.

State sotterrando la mala gestione di anni e anni alle spese di chi se l’è sempre conquistata facendo il proprio lavoro tutti i giorni. E state mettendo a rischio un intero settore, quello dello spettacolo dal vivo, che vede anche il privato fuggire a gambe levate.

Qualcuno deve dare una spiegazione: la produzione ricominci subito. O si vada a fare un’indagine su come vengono impiegate le risorse FUS: Istituzione per Istituzione, voce per voce.

C’è un termine, collusione: cercate che vuol dire.

© Tiziana Tentoni
Roma, 1 giugno 2020