Madame L’Invidià


Gautier Capuçon
, il talentuoso astro del violoncello francese, non ha mai riscosso la mia simpatia sin da quando si precipitò di fronte a Notre Dame appena spente le fiamme, beneficiando della visibilità immensa derivante dalla presenza dei media di tutto il mondo lì riuniti, che, infatti, lo ripresero in lungo e in largo trasmettendolo in tutto il mondo.

Ma la polemica che si è consumata un paio di settimane fa, trovo sia in antitesi con il ruolo di professionista della musica classica che andiamo tutti rivendicando, all’indomani di un periodo che ha messo a nudo la fragilità del sistema e confinato all’angolo gli artisti.

A fine maggio, il nostro baldo Capuçon, annuncia che si metterà in macchina sulle strade della Francia con la sua famiglia, il suo violoncello e un iPad con le basi pianistiche registrate, per offrire, gratuitamente per il pubblico, la sua arte. La sua notorietà, in Francia, davvero lo precede, è un’icona della musica, seguitissimo sui social, sold out i suoi concerti: suona divinamente, c’è da dirlo, ma è anche davvero abile nel suo media management e, per questo, una sicura attrattiva.

L’operazione, chiamata Un été en France, mira evidentemente al consolidamento del turismo del proprio paese, ad attrarre i francesi nel prendere in considerazione i mille angoli magici di questo paese, le abitudini, le usanze, le familiari tradizioni: insomma, un’iniziativa vantaggiosa per i comuni toccati dalla illuminata musica di questo artista.

Poi, improvvisamente, apriti cielo: inizia a circolare la voce che i concerti sono gratuiti per il pubblico ma che lui, in realtà, prende un cachet. Primo sgomento. E, come se non bastasse, trapelano, in maniera a dir poco scorretta, le cifre: 2.500 € a recital en plein air per i comuni con meno di 3.000 abitanti e € 9.800 per i comuni oltre i 60.000.

Tragedia.

Inizia a venire fuori di tutto, il mondo musicale degli artisti che neanche si avvicinano ai suoi cachet, lo trascina in un fango social, uno shit storm da manuale: Ma come, i musicisti prendono 110 euro lorde al giorno – tuonano – e tu Capuçon sfiori i € 10.000 a concerto? Ma come ti permetti?

Ora, invece che ringraziare un artista come Gautier Capuçon che ha ben chiaro il valore di ciò che fa e i benefici che da ciò ne possono conseguire (turismo, incremento di entrate per le attività di ricezione della zona, promozione di altissimo livello della musica classica, riattivazione della filiera, e ne dimentico senz’altro qualcuno), ecco invece che ringraziare si scagliano contro: per invidia, per incapacità di gestione della propria attività. Al posto che dichiarare: Fa bene Capuçon perché la nostra professione è fatta di investimenti e studio, impegno e tanta dedizione e quindi dobbiamo avere dei compensi consoni ognuno al proprio livello di carriera raggiunto, ebbene questi musicisti invocano il ribasso, il deprezzamento, il non riconoscimento di meriti.

E, queste reazioni e il putiferio che si scatena, lo costringono a dichiarare che rinuncerà a tutti i cachet e suonerà gratis.

Ora, Capuçon non prenderà un soldo e se ne farà una ragione, sono certa che riuscirà comunque a sbarcare il lunario, per usare un eufemismo.

Ma la sua gratuità di esibizione creerà un precedente, nelle amministrazioni dei luoghi che toccherà, pericolosissimo perché il budget destinato alla cultura e quindi alla musica si assottiglierà ancora di più, in quanto risulterà una voce in bilancio povera, non degna di rilevanza.

L’autolesionismo che permea così spesso il mondo della musica classica, è una cosa alla quale non mi abituerò mai e contro la quale lotterò sempre, senza esclusione di colpi: se facendo il mio lavoro io porto vantaggi che fanno arricchire, economicamente o strategicamente, qualcun altro, suonare gratis è un’azione a dir poco controproducente, un calcio sugli stinchi che ci diamo da soli.

Ah mon Dieu, mon Dieu.

© Tiziana Tentoni | 23 giugno 2020

photo © Frank Grimm