L’Acquario

Non so se sapete come i pesci vedono il resto del mondo quando sono chiusi in una vasca.

Allora, visto che credo questo sia senz’altro il quesito che vi ponete ogni giorno 😁, cerco di spiegarvelo: i pesci hanno gli occhi posizionati ai lati, ciò vuol dire che sono in grado di coprire un raggio di visione di 360 gradi. Quando sono chiusi in una vasca, vedono le figure che passano davanti ingigantite, oppure rimpicciolite se si poggiano sul vetro a guardarli troppo da vicino: ma il punto debole è che, se qualcuno li guarda da sopra, non vedono nulla, ovviamente, avendo un occhio da un lato e uno dall’altro.

Ecco, io oggi, da prode lavoratore dello spettacolo, mi sono sentita così: c’era un mondo che ripartiva, un mondo che iniziava la famosa fase 2, ma io, sempre il fiero lavoratore dello spettacolo invece, restavo nella mia vasca, con una percezione completamente diversa, con una visione distorta e senza vedere sopra. Perché mi hanno tolto una prospettiva.

Eh sì, perché l’annuncio I Teatri apriranno dal 15 giugno, i gridi di gioia, le esternazioni di speranza, sono state immediatamente silenziate dall’annullamento e relativo spostamento al 2021 della stagione #Caracalla2020 del Teatro dell’Opera di Roma, dall’annullamento e relativo spostamento al 2021 degli eventi al Teatro del Silenzio di Andrea Bocelli, dall’annullamento e relativo spostamento al 2021 della stagione estiva all’Arena di Verona, dall’annullamento e relativo spostamento al 2021 del Roma Summer Fest all’Auditorium Parco Della Musica Roma, dall’annullamento e relativo spostamento al 2021 di UmbriaJazz.

Ok, allora forse c’è qualcosa che è successo sopra di me, pesciolino in vasca, che i miei occhi laterali non mi hanno permesso di vedere.

Già: perché come ha giustamente detto Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro Massimo Palermo e Presidente dell’Anfols- Associazione Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche (non esattamente pizza e fichi insomma), nella sua intervista di due giorni fa a Connessi all’Opera, non si possono riaprire i Teatri se i numeri permessi sono 200 persone al chiuso e 1000 all’aperto: masse artistiche incluse. Quanto caZspita devo mettere un biglietto per non andare in passivo sullo sbigliettamento, quando caZspita devo spendere in comunicazione per rassicurare e motivare il pubblico, quanto l’investimento in messa in sicurezza, sanificazione, mascherine, termometri, guanti e chi più ne ha più ne metta? Troppo, un bagno di sangue. Sangue che allo spettacolo dal vivo è stato tolto e, anche volendo, non ne ha più.

E allora via con la creatività, con le nuove idee, con i nuovi progetti: progetti digitali ma anche un po’ analogici, analogici ma non dimentichiamo il digitale, alchimie filosofiche, concettuali, un caleidoscopio di tutto-e-niente interamente sulle spalle delle doti personali, del senso di appartenenza e di responsabilità di ognuno: perché senza musica non si può stare, vero. Ma qui sembra che solo noi, i diretti interessati, ce ne rendiamo conto. Solo noi siamo chiamati a risolvere rebus irrisolvibili, labirinti senza vie di uscita.

Ecco perché oggi è stata una giornata pesante, chiusi nel nostro acquario, a guardare il mondo muoversi e senza sapere cosaa ci stia cadendo in testa: toccherà farci crescere gli occhi sopra, pensavamo di avere tutto sotto controllo e invece ci vanno a colpire proprio nel punto cieco. Ci dicono che piove e avevamo preparato l’ombrello; ma qui invece grandina, l’ombrello si è rotto e a forza di pietre tirate addosso, tra un po’ anche la vasca andrà in frantumi.

Ci sono migliaia di lavoratori dello spettacolo a casa, non tanto a fare nìente, e vabbè: ma neanche a prevedere di poter fare qualcosa, non hanno orizzonte se non quello della lente deformante della vasca in cui sono rinchiusi.

È desolante.

Tiziana

Roma, 18 maggio 2020