
Grazie Ezio, perché se non fosse stato per te il mio violino non lo avrei mai più ritrovato, ti ricordi? 25 anni fa, dopo il concerto non vedevo l’ora di andare a berci tutta Madrid ed entrai in hotel ballando e strillando ORA MOVIDA e poi immediatamente CAZZO IL VIOLINO. Me l’ero dimenticato sull’autobus e tu chiamasti tutta la notte chiunque per sapere dove stava, l’unico che hablava spagnolo.
Grazie Ezio per le nottate a parlare di musica a Parma, tra lambrusco e torta fritta, ridendo fino a star male e salutandomi sempre con: Oh dormi che devi dare il la domani alle 10:00
Grazie Ezio per avermi accompagnato all’autobus quando ti sono venuta a trovare a Torino, non sapevo niente dell’ospite che ti stava crescendo dentro, parlammo, mangiammo, parlammo, bevemmo, parlammo e poi dal finestrino, col tuo cappello e la tua mano che faceva Ciao.
Grazie Ezio per le mail continue in cui mi svelavi chi eri, cosa volevi, cosa dovevo fare, litigavamo, sorridevamo, ci chiamavamo sempre e non sopportavi di sentirmi arrabbiata e aggressiva. E io non sopportavo me lo dicessi.
Grazie Ezio per quel viaggio da Milano a Roma, quando ti sono venuta a prendere in stazione e tu guardasti la mia Mini come per dire: si ma secondo te io come esco poi, e chiacchierammo ininterrottamente per 6 ore, e ogni volta che prendevo una buca e mi scusavo tu mi tranquillizzavi che non l’avevi sentita.
Grazie Ezio per quel sorriso che hai fatto a mia madre quando ti siamo venute a sentire a Roma che suonavi con David e Diego e il pubblico pulsava ed esplodeva e reagiva anche ai tuoi respiri.
Grazie Ezio per la cena da Dante quando ci siamo messi in un angolo tra 25 persone per parlare di affari e poi siamo finiti con gli occhi lucidi a parlare solo, sempre e disperatamente di Musica.
Grazie Ezio per quella chiacchiera a Venezia, mentre diluviava: sotto l’ombrellone fuori dal ristorante iniziammo discutendo di progetti ma poi finimmo a parlare di quanto era bello perdersi nelle calli.
Grazie Ezio, per le risate dopo il concerto a Caserta, mentre camminavamo verso il ristorate e tutta la città ti correva dietro che voleva un tuo autografo, una foto, una stretta di mano e poi: l’indigestione di zizzona e la gentilezza dei proprietari del locale con i quali parlavi come se fossero la tua famiglia. E il viaggio di ritorno che finalmente mi ero venduta la Mini.
Non tolleri il buio, ma tu ora sei Luce.
Illumina, Ezio.
Roma, 15 maggio 2020