Asso pigliatutto

Trovo che sovraesporsi come esecutore in stagioni concertistiche di cui si segue la direzione artistica sia da annoverarsi tra cattivo gusto e tristezza: cattivo gusto perché di fatto si limita ad altri di poter suonare; tristezza perché sottintende che di concerti, evidentemente, se ne hanno pochini.

Un direttore artistico è nominato per strutturare stagioni sinfoniche, liriche, cameristiche di alto valore artistico e di interesse popolare e, per questo, prende compensi che derivano dall’attribuzione di fondi pubblici: quindi perché se li autodestina? E perché gli viene permesso?

Non sto ovviamente parlando di chi, pregiato artista, impreziosisce il festival che dirige artisticamente con la sua presenza in un paio di occasioni, quello è un plus ed è benedetto, anzi bisogna solo ringraziare.

Sto parlando di chi apre e chiude la stagione e, nel corpo della programmazione, si affianca a colleghi in ogni formazione possibile e invita solo artisti della stessa agenzia o che dirigono altri festival così poi si scambiano i favori: uno spettacolo brutto da vedere da fuori, davvero desolante.

Dai basta, piantatela.

© Tiziana Tentoni

Roma, 16 ottobre 2019