Non so se vi siete accorti che ormai Facebook è popolata solo da mostri sacri: una pletora di Seiji Ozawa, un esercito di Anne-Sophie Mütter, squadroni di Radu Lupu che da soli si dicono quanto siano eccezionali. C’è una china autoreferenziale ormai talmente diffusa che davvero ti fa dubitare del tuo metro di giudizio: no, ma come, quello era una mezza sega e ora guarda cosa scrivono di lui, pazzesco, fammi cercare la critica perché evidentemente mi sono sbagliata. Niente, nessuna critica. Forse un blog? Niente, nessun blog. Una rivista, Cavalli e Segugi, Quattro Ruote, Zampa Vacanza, che so, un album di figurine: niente, neanche su TripAdvisor e Fuori Casello ho trovato nulla.
Ok, prendo atto: successo memorabile, standing ovation, concerto strepitoso, quando siete voi i protagonisti, fa tanto Me la canto e me la suono. Non siete voi che dovete dire quanto siete stati bravi, sono gli altri. Quindi: o c’è stata una critica autorevole e qualificata che lo ha scritto, e in quel caso dovete citare la fonte, oppure il risultato è suscitare tenerezza, che non è certamente la reazione migliore per aumentare i consensi, che è l’obiettivo a cui ambite se usate una terminologia così pomposa. Come quelli che si scrivono sul curriculum: considerato uno dei migliori esponenti della sua generazione. Poi vai sul sito e non c’è neanche una critica, un riferimento. Allora, si può sapere chi l’ha detta sta cosa? Mamma e papà davanti al vassoio di pizzette rosse dopo il primo saggetto di classe a 12 anni? E dai su. Se ve lo scrivete da soli quanto credete di essere bravi, non ci crederà nessuno, anzi: darete proprio l’impressione di essere alla spasmodica ricerca di consensi con il risultato che la manciata di like che riceverete sarà o di persone che vi vogliono molto bene o di quelli che godono nel leggervi disperati ed elemosinanti sicurezze.
Gli artisti davvero straordinari si limitano ad una bella foto che descrive le emozioni che hanno provato, la gioia di cui sono stati investiti e magari qualche aneddoto simpatico. E quando scrivo artisti straordinari, non intendo necessariamente fuoriclasse ma anche musicisti e persone oneste, appassionati che magari non sono Yo-Yo Ma ma che ci parlano con sincerità e commozione di ciò che fanno, costruiscono un rapporto con chi li legge di affetto perché parlano di loro, magari non solo di ciò che fanno di sensazionale, ma anche delle difficoltà che incontrano e delle delusioni che hanno avuto. Creano empatia, ci si ritrova tutti nella stessa piazza a fare due chiacchiere: il legame forte con il pubblico lo creano le esperienze di vita, gli insuccessi, le delusioni, le difficoltà. In due parole: la verità.
La prossima volta che state per pubblicare un titolone auto attribuito, fermatevi a pensare perché lo fate, davvero, cosa vi rende così fragili e insicuri: se troverete una risposta, scrivete quella, datemi retta.
Roma, 16 agosto 2019
© Tiziana Tentoni
