MaeStrani

7 DIRETTORI D'ORCHESTRA CHE SI INCONTRANO ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA.

1) L’AMICONE
Arriva in teatro e saluta tutti, dall’edicolante in piazza, all’usciere, all’archivista, al terzo flauto: nessuno gli risponde perché nessuno fondamentalmente sa chi è. Quando sale sul podio lo fa col sorriso, e chiama tutti per nome, si è fatto dare l’organico per impararli tutti a memoria, così pensa di stabilire un rapporto umano subito e nessuno noterà che non riuscirebbe a dirigere neanche i lavori per il ripristino del bidet nel bagno di servizio di casa sua. Il primo clarinetto, notoriamente incazzoso in qualsiasi orchestra del mondo, appena si sente chiamato per nome, lo guarda fisso e gli dice: “Mi chiami pure Maestro.”
Di solito viene protestato alla pausa pranzo.

2) L’ESPRESSIVO
E’ cresciuto a pane e video delle lezioni di Bernstein e quindi è convinto che le mani per dirigere non servano. Ed è tutto un ammiccamento, un’alzata di sopracciglio, un mezzo sorriso sarcastico, un attacco intimo: risultato? Tutti per aria dopo due battute. Lui non si scompone, ferma l’orchestra facendo solitamente un battutone a cui non ride nessuno perché hanno già tutti capito che sarà una settimana di merda. Poi ricomincia con il sorrisetto dando un attacco plateale, esagerato, come a dire “Dai su, va bene, adesso dirigo!” Risultato? Successone, tutti per aria dopo mezza battuta.
Di solito viene protestato dopo la prima pausa.

3) IL MISTICO
E’ approdato alla direzione d’orchestra perché ha ricevuto la chiamata della Madonna di Medjugorje durante la chiusa all’esame di composizione. In realtà era la bidella che gli portava un tramezzino ma lui era ad occhi chiusi e quindi non ha fatto caso al dettaglio. Lui non studia le partiture: le viviseziona, perché voi non lo sapete ma lui ha scoperto il vero senso interpretativo di partiture sconosciute, che nessuno ha mai affrontato, tipo la 1° di Brahms. Quindi arriva in orchestra e ferma dopo 1 nota, raccontando tutta la sua vita, quella di Brahms, quella del cognato della sorella di Brahms e la ragione escatologica dei colpi di timpano dell’inizio della sinfonia. Ma lo fa guardando in aria, ispiratissimo, senza rendersi conto che nel frattempo il terzo leggio delle viole si fa la pedicure sfogliando Vanity Fair, il primo violoncello prenota la settimana bianca, la spalla dei secondi si fa un selfie con la fila e i primi due leggii dei contrabbassi giocano a Porco.
Di solito nessuno lo protesta perché risulta utile per recuperare tutta una serie di cose rimaste indietro, tipo prendere appuntamento con l’agente immobiliare o redigere la dichiarazione dei redditi.

4) IL VELOCISTA
E’ insicuro e la butta in vacca. Stacca l’ultimo tempo della 4° di Beethoven a tutta randa molto orgoglioso e si ritrova dopo 3 battute con la spalla e il primo fagotto che lo minacciano di bucargli le gomme. Sentendosi incompreso, dirige sfogliando la partitura con rabbia e scuotendo la testa, resta indietro di mezza battuta, si agita, stringe il gesto e batte i piedi sul podio per far andare l’orchestra al suo tempo: nessuno lo guarda. Si rintana in camerino, chiama la madre per cercare conforto ma manco lei lo sopporta più.
Di solito viene protestato al secondo giorno, perché durante la notte ha stalkerato il direttore artistico per convincerlo ad ascoltare la teoria originalissima dei metronomi di Beethoven.

5) IL BLUFF
E’ su tutti i giornali con interviste interessantissime tipo quando vanno in muta le iguane o quanti cuccioli partoriscono i levrieri afghani. E’ un fenomeno mediatico, ma non è vero che non sa fare nulla: intanto è andato ospite da Massimo Giletti e Barbara D’Urso, e andateci voi se siete capaci.
Si affitta le più grandi orchestre del mondo e poi mette in curriculum che lo hanno invitato. Spende centinaia di migliaia di euro in: comunicazione, ufficio stampa, personal media manager, assistente del personal media manager, assistente dell’assistente del personal media manager, fotografo personale 24/24 e videomaker che lo ritrae anche quando si mette la crema antirughe prima di andare a dormire. Produce cartelloni a grandezza naturale per ogni evento importante da lui organizzato tipo: Concerto Inaugurale della Sagra della Lumaca in umido della Valle Lomellina o Concerto di Chiusura del Festival dell’Orgoglio Alpino e spende patrimoni per farli affiggere in aeroporti, stazioni, palestre, case di cura e aree cani. Quando arriva in orchestra ha sempre un sorriso smagliante, sa di non saper far nulla ed è contento. Molto ma molto meno l’orchestra.
Non viene protestato solo perché fa il tutto esaurito con biglietti a prezzi record e per questo 3 giorni l’anno si può sopportare.

6) IL CONOSCITORE DEGLI STRUMENTI
Non ha l’orecchio assoluto e si butta impavido a correggere l’intonazione degli strumentini riuscendo puntualmente a dire cala quando cresce e cresce quando cala, in questo è una sicurezza. Quando comprende che è meglio stare zitto allora inizia a fare gesti strani che non puntano davvero in alto ma neanche davvero in basso così ne esce pulito. Quando poi capisce che non è il caso di fare proprio niente perché tanto si sistemano da soli, allora passa agli archi. Porta le sue parti con le sue arcate che puntualmente vengono completamente cambiate dalla spalla perché prevedono doppi carpiati sul posto, legature di 79 quarti e lancio dell’arco per aria prima di affrontare un pianissimo in su per mantenere la spontaneità.
Di solito viene protestato prima della generale per dargli il tempo di ritirare tutte le parti e rimetterle nel trolley.

7) IL TOP CLASS
E’ nella Top 5 dei direttori d’orchestra più pagati del mondo. Perché è un genio. Arriva in elicottero, viene portato in hotel 5 Stelle Lusso-che-più-lusso-non-si-può sulle spalle del sovrintendente, in camerino gli fanno trovare nell’ordine: 1 kg di caviale, una cassa di Dom Pérignon del ’59, una vasca idromassaggio e la Playstation 4 Pro. Viene accompagnato sul palco da un codazzo di 7 persone che si prodigano in aneddoti divertenti per farlo sorridere con il risultato di farlo innervosire ancora di più perché lui già non vede l’ora di andarsene. Sale sul podio, vede la partitura e la fissa schifato: la partitura, lui? Alza lo sguardo, l’orchestra lo fissa in assetto da guerra perché Cazzo finalmente! Da’ il primo attacco e viene fuori un boato: nessuno si risparmia, suonano tutti come se non ci fosse un domani, crini che saltano, campane che si alzano, il secondo trombone promette a se stesso di mettersi a dieta e il primo oboe decide di avere il secondo figlio. Poi, sull’accordo finale, mette giù la bacchetta, guarda tutti nauseato e se ne torna in camerino a farsi un massaggio shiatsu: già gli stanno facendo perdere troppo tempo per i suoi gusti.
Non viene protestato. Eventualmente è lui che si indispone perché non sa più come ripeterlo che l’aria condizionata in camerino deve essere aromatizzata al ginseng: plebei.

Roma, 23 giugno 2018

Painting: The Conductor © Paul Helm